RELATORI: L’ARCH. ANNA FABRIS E L'ARCHITETTURA TOPOLOGICA DI MARCELLO D'OLIVO
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- Pubblicato Lunedì, 29 Luglio 2019 19:28
UN APPROFONDITA DISAMINA DELLA MATRICE RAZIONALE E DIS-ORGANICA NELLE OPERE DELL'ARCHITETTO FRIULANO
Il presidente Simeoni ha così presentato la relatrice Anna Fabris: nell’ ottobre del 2016 consegue il titolo di laurea magistrale in architettura per il Nuovo e l'Antico presso l'Università IUAV di Venezia sviluppando una tesi dal titolo “la riqualificazione del complesso termale di Lignano Sabbiadoro” seguita dal professore Armando Dal Fabbro. Abilitata alla professione nel gennaio 2017 poco dopo entra alla scuola di Dottorato di Venezia riprendendo gli studi sul poco noto architetto friulano Marcello D'Olivo. Nell'anno accademico 2017-2018 e 2018-2019 svolge attività di collaborazione alla didattica nel Corso di Fondamenti di Composizione Architettonica del Corso di Laurea Triennale di Architettura Costruzione e Conservazione coordinato dal prof Armando Dal Fabbro .
Anna Fabris, tutt’altro che emozionata di fronte al numeroso pubblico, aiutandosi nell’esposizione con la proiezione di immagini ha così relazionato:
“Annoverare Marcello D'Olivo in una specifica tassonomia risulta tutt'ora la sfida più ardua, nonostante lo stato dell'arte continui a sostenere la predicazione zeviana(1) nell'identificazione delle opere di D'Olivo quali contemporanea riconfigurazione dell'influenza wrightiana. La ricerca si pone l'obiettivo di individuare e verificare la prepotente matrice geometrico - matematica tangibilmente riconoscibile alla scala dell'edificio, e apparentemente meno distinguibile alla scala urbana, tentando di eliminare l'esclusiva etichettatura organica imposta dalla critica. La natura poliedrica dell'architetto friulano, maturata attraverso lo studio e l'esercizio di discipline logico-matematiche e l'approfondimento di una componente interiore estremamente poetica, lo porta a uno stato d'insofferenza nei confronti del milieu architettonico-culturale che si respirava in quegli anni. Le forme inedite, come le definisce Annalisa Avon (2), si snodano come grandi disegni zoomorfi su distese vergini, evocando mito e suggestione onirica, più che veri e propri modelli matematici.
I progetti di matrice territoriale, costituiscono un vero capitolo di architettura topologica, intesa come lo straordinario tentativo di tenere insieme morfologia e infrastrutture, città verticale e città orizzontale: se effettivamente questi grandi segni pittorici plasmano il territorio suggerendo un'immagine organica, che simula veri e propri organismi viventi e processi biologici, in realtà, scomponendo tutti i progetti appartenenti a questa categoria, si osserva come il sistema si riduca sempre in un edificio minuziosamente studiato nelle sue componenti strutturali e geometriche.
Razionale e intuitivo, armonia e conflitti, dunque, dominano l'opera e l'indole d'oliviana, inducendo a una costante doppia riflessione sulle straordinarie capacità dell'architetto di tenere insieme edificio e contesto in un grande poetico affresco, che, scrutato da vicino, si costituisce di fredde e inderogabili leggi matematiche.
La natura enigmatica e contrastante delle future opere nasce da una viscerale necessità del giovane D'Olivo studente di approfondire discipline prettamente scientifiche, quali matematica e fisica, poi condensatesi nella cibernetica, presso la vicina Università di Padova, per colmare quel vuoto che la mera composizione architettonica sembrava avergli lasciato, ma soprattutto per cercare una giustificazione concreta e ripetibile nelle suggestioni naturali che egli ricercava: l'uomo poeta e l'uomo costruttore convivono e collidono, cercando una difficile sintesi compositiva che lo distanzia dalla tradizione e lo avvicina, invece, ai principi della nuova scienza di Wiener (3) fondatore della cibernetica, nuova branca di ricerca, quest'ultima, caratterizzata dalla capacità interdisciplinare di mettere insieme i molteplici e diversi risultati delle scienze.
Pertanto, "nelle architetture d'oliviane, è ipotizzabile che, alla grande scala ambientale del territorio e del paesaggio, la cibernetica funga da procedura di calcolo dell'ossatura funzionale e di verifica del modello insediativo, i cui connotati plastico-spaziali sono demandati, con intento "leonardesco", alla sapienza demiurgica del gesto manuale" (4).
"Ciò che, tra l'altro, seduce D'Olivo della nuova scienza, sino a intenderla elemento riconfigurante il sapere professionale dell'architetto, sono le inedite virtualità di "pilotaggio" e controllo dei fenomeni complessi. Evidenziando il secolare distacco dell'architettura dalle ricerche tecnologiche di punta, perseguendo il personale, e sinisgalliano, percorso di riunificazione tra saperi scientifici e umanistici, D'Olivo introduce nel Discorso per un'altra architettura elementi di cibernetica: a suggerire una procedura progettuale ove l'enormità dei messaggi iniziali (di eterogenea derivazione botanica, tecnologica, sociologica, etc..), sinteticamente rielaborati dal calcolatore elettronico, defluiscono ordinati a congegnare l'impalcato "funzionale" dei nuovi modelli abitativo-insediativi, illustrati, in prima istanza, e con apparente aporia, dagli schizzi colorati dell'architetto" (5): come abilmente ci educe Massimo Asquini sembra che D'olivo abbia sempre affannosamente ricercato una risposta scientifica e matematica alle sue idee progettuali, che non sono mai rimaste mero esercizio architettonico, ma tentavano l'elaborazione di una legge matematico-fisica, che ne riproducesse i connotati vincenti per un'ottima sinergia uomo e luogo.
Così, la spirale di Lignano Pineta, o la "germinazione" insediativa di Pineland o la struttura "lenticolare"(6) di Manacore sul Gargano rispondono alla medesima necessità di identificare il progetto di architettura all'interno di un iter biologico riconducibile sempre alla stessa legge.
"L'efficacia di una regola di gioco o di una legge fisica sta nel fatto che essa sia formulata in anticipo e che s'adatti a più di un caso" sostiene Wiener, (7) sottolineando la reiterabilità e l'estensibilità dei principi su larga casistica di applicabilità: tale principio si concretizza nella ricerca di un modello insediativo soddisfacente e funzionale, quale il gradiente, studiato e poi assunto come elemento costitutivo in gran parte dei progetti di carattere pioneristico, prima nella primitiva forma a spirale reiterata nelle case private di Lignano Pineta, frammenti di piano che dalla città si fa architettura e modello, e, successivamente, in tutti i casi studio delle cellule abitative.
La ricerca si pone l'obiettivo di identificare un linguaggio compositivo che trascenda l'opera d'oliviana da qualsiasi rigida classificazione architettonica, liberandone la straordinaria matrice poetica esercitata con la consapevolezza del costruttore”.
A conclusione anche l’elenco die riferimenti che riportiamo in calce per chi av esse interesse ad approfondire ulteriormente.
Tra i presenti anche numerosi anche gli ospiti esterni, tutti interessati all'argomento della serata che consente di meglio comprendere la grandezza dell’architetto.
I riferimenti: